Ci sono segnali che in azienda non andrebbero mai sottovalutati, perché potrebbero nascere problemi potenzialmente molto seri e destinati a peggiorare nel tempo. Se ad esempio si nota un aumento degli scarti di produzione, perché i prodotti escono dalla linea di assemblaggio con dei difetti sarà bene avviare subito dei controlli. Allo stesso modo se i macchinari della produzione subiscono rallentamenti o blocchi o gli operatori lamentano piccole, ma dolorose scosse di corrente, tutti questi segnali possono dare informazioni preziose ed evidenziare un problema comune, spesso diffuso, ma in molti casi troppo a lungo ignorato o comunque sottovalutato, quello delle cariche elettrostatiche.
Nelle macchine soffiatrici per la produzione di contenitori plastici, nelle catene di montaggio che operano con film plastici o nel settore del packaging, con le insacchettatrici verticali, così come in settori come quello farmaceutico o alimentare, capita spesso che lavorando a velocità elevate materiali neutri questi si carichino elettricamente, causando non poche criticità. Se c’è stato un calo di qualità nei prodotti e gli scari hanno subito un’impennata, se l’addetto alla macchina ha notato rallentamenti, blocchi o malfunzionamenti, non sempre di facile e immediata comprensione, sarà il caso di analizzare con estrema scrupolosità la situazione.
Il controllo delle cariche elettrostatiche con le barre ionizzanti potrebbe risolvere la questione in modo efficace, rapido e definitivo, ma bisognerà sempre, per prima cosa, prendere consapevolezza del problema e successivamente affidarsi a degli esperti per l’individuazione della barra antistatica più adatta o di altri eventuali dispositivi che adottino un approccio simile. Le barre antistatiche o ionizzanti producono una nuvola di ioni che cede ai materiali caricati elettricamente, le particelle mancanti, sottratte da sollecitazioni meccaniche o di altro tipo. Ristabiliscono quindi l’iniziale equilibrio e possono risolvere molti problemi, comuni, ma tutt’altro che trascurabili.
Il fenomeno dell’elettrizzazione
La formazione delle cariche elettrostatiche come abbiamo visto è piuttosto comune in innumerevoli settori produttivi e può causare vari problemi, anche seri. La formazione delle cariche è legata al fenomeno della cosiddetta elettrizzazione, che consiste nell’acquisizione di carica elettrica ad parte di un corpo che inizialmente ne è privo, ovvero ha carica neutra o nulla. Questo fenomeno è del tutto normale e molto comune, ma nelle catene di produzione ad alta velocità, altamente automatizzate, può portare a non poche criticità, che vanno possibilmente prevenute, o comunque risolte.
L’accumulo di cariche elettrostatiche si può avere quando dei materiali isolanti (neutri in condizioni normali) vengono sollecitati, ad esempio per sfregamento e si polarizzano. Avviene uno scambio di elettroni, attraverso la loro superficie.
In condizioni normali gli atomi dei materiali isolanti sono elettricamente privi di carica elettrica, hanno infatti il medesimo numero di protoni (particelle con carica positiva) e di elettroni (che sono invece a carica negativa). Se per frizione o altre sollecitazioni, si vanno a sottrarre elettroni, l’atomo si troverà ad avere protoni in eccedenza e acquisterà quindi una carica positiva. D’altra parte gli elettroni sottratti si andranno ad unire ad un atomo ricevente, che inizierà ad avere carica negativa. Le cariche elettrostatiche si vanno a generare quando le condizioni ambientali o quelle dovute alla lavorazione dei materiali finiscono per rompere l’iniziale equilibrio di carica. L’utilizzo di dispositivi come le barre ionizzanti può ristabilire una situazione ottimale.