Quando si parla di passioni dei nerd, non si può non chiamare in causa il gioco dei dadi. Chi lo ama davvero non può non soffermarsi sulla sua storia. Se sei una persona curiosa e ti interessa sapere qualcosa di più in merito, non devi fare altro che proseguire nella lettura di questo articolo.
Dadi, uno dei giochi più antichi del mondo
Il gioco dei dadi è uno dei più antichi del mondo. Sono diverse le ipotesi in merito alle sue origini. In questo novero è possibile includere il punto di vista di Sofocle, uno dei più grandi drammaturghi greci, che parlava della loro nascita grazie a Palmede, un condottiero in prima linea durante la guerra di Troia, conflitto sospeso tra leggenda e storia che, secondo gli esperti, si sarebbe svolto tra il 1194 e il 1184 a.C. Da non dimenticare è anche il filone che parte dalle teorie di Erodoto, padre della storiografia occidentale. Secondo i suoi scritti, il gioco dei dadi sarebbe nato grazie ai popoli della Lidia.
I punti di vista appena specificati sono chiaramente euro e asia-centrici. A dimostrarlo ci pensa il ritrovamento, nel corso dei decenni, di reperti che mettono in primo piano l’utilizzo dei dadi in contesti come le civiltà precolombiane. Da non dimenticare sono anche testimonianze della presenza di giochi simili a quello odierno dei dadi da parte delle popolazioni africane e, addirittura, dagli esquimesi. Come è chiaro, si ha a che fare con una complessità straordinaria. Sviscerare tutti i filoni sarebbe impossibile. Ecco perché, nelle prossime righe, ci concentreremo in particolare solo su quello europeo e in parte su quello asiatico.
I dadi nella civiltà etrusca
Quando si parla del gioco dei dadi e della sua storia, non si può non chiamare in causa il rinvenimento di reperti legati a questo momento ludico e relativi alla civiltà etrusca. Tra i più celebri spicca un’anfora funeraria ritrovata a Vulci e raffigurante due eroi della mitologia greca tra i più famosi, ossia Achille e Aiace.
Ritratti dall’artista nel corso di un momento di pausa durante la già citata guerra di Troia, appaiono intenti a giocare ai dadi. Per quanto riguarda gli strumenti concreti di gioco, sono degni di nota alcuni reperti conservati nelle teche del Museo Guarnacci di Volterra, uno dei luoghi di riferimento per chi vuole scoprire le meraviglie – e i numerosi misteri – della civiltà etrusca. In questo caso specifico, è il caso di rammentare che si ha a che fare con dadi caratterizzati dalla presenza, sulle varie facce, dei numeri da 1 a 6 (in un frangente specifico questi ultimi sono espressi in lettere e attirano ancora oggi l’attenzione di tantissimi studiosi da tutto il mondo).
Storia dei dadi poliedrici
Se nel paragrafo precedente abbiamo parlato del dado a sei facce, passiamo ora all’approfondimento relativo a quelli poliedrici, molto utilizzati nei giochi di ruolo. No, non si tratta di un’innovazione recente. La loro storia, infatti, affonda in tempi molto antichi. Per rendersene conto, basta rammentare che alcuni dadi tetraedrici sono stati rinvenuti, negli anni ‘20 del secolo scorso, nelle tombe reali di Ur, città della bassa Mesopotamia (si tratta nello specifico di reperti risalenti al 3.000 a.C. circa). Un’altra pietra miliare della storia del gioco dei dadi e in particolare di quelli poliedrici si trova al Metropolitan Museum of Art di New York e risale al periodo tolemaico.
Il loro ingresso – a ragione definibile prepotente – nella quotidianità dei giocatori di ruolo risale a metà degli anni ‘70. Nel 1974, infatti, è stato messo in commercio il gioco Dungeons & Dragons, ancora oggi – a distanza di diverse edizioni e revisioni – un grande classico per chi ha il cuore che batte per il mondo fantasy.